Nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo, nella chiesa della B.V. Assunta, si svolge "Su scravamentu" (La deposizione), il più suggestivo rito pasquale domusnovese.
Questo rituale ha origini molto antiche che affondano le radici nel medioevo, allorquando alcuni religiosi rappresentavano la Passione di Cristo nelle chiese per educare il popolo alla religione.
Protagonisti di questa sacra rappresentazione sono: S. Giovanni, la Maddalena, quattro Giudei e alcuni "Babballottis", che rappresentano i membri de "sa cunfrada" (la confraternita che un tempo accompagnava i defunti al cimitero).
Questo rituale ha origini molto antiche che affondano le radici nel medioevo, allorquando alcuni religiosi rappresentavano la Passione di Cristo nelle chiese per educare il popolo alla religione.
Protagonisti di questa sacra rappresentazione sono: S. Giovanni, la Maddalena, quattro Giudei e alcuni "Babballottis", che rappresentano i membri de "sa cunfrada" (la confraternita che un tempo accompagnava i defunti al cimitero).
I personaggi entrano in chiesa preceduti dal suono de "is strocciarranas", de "is matraccas" e de "is tauleddas".
I Giudei salgono sulla grande croce su cui è crocifisso Gesù e, dopo averlo schiodato, lo depongono tra le braccia della Maddalena e di S. Giovanni.
Il simulacro del Cristo, posto su di una lettiga, viene poco dopo portato in processione per le vie del paese.
Il simulacro del Cristo, posto su di una lettiga, viene poco dopo portato in processione per le vie del paese.
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto dal sito "Sardinia Nostra".
"Su Scravamentu" nella testimonianza di Roberto Soru
L'antica tradizione, prevedeva che tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio, dovesse essere preparata la Croce con il Cristo inchiodato e la Madonna Addolorata sotto la Croce. Tutto veniva preparato accanto al pulpito, con un piccolo palco dove poi salivano i Giudei, la Maddalena e S. Giovanni e gli angioletti (ora non più presenti).
Il pulpito consentiva all'oratore di fare l'omelia prima della deposizione (come anche oggi si fa), rendendo il tutto ancora più teatrale. La cosa particolare è che, secondo i nostri Priori, la sera arrivava in chiesa un piccolo corteo di "Baballottis" con il tamburo, i Giudei, la Maddalena e S. Giovanni, la Lettiga e la Madonna Addolorata; poiché la Madonna stava già sotto la Croce, non mi è chiaro in quale parte della giornata la Madonna veniva portata a S. Barbara, per ripartire poi con il corteo per la deposizione.
Come avveniva la cerimonia lo spiegherò poi, anche perché il cerimoniale è rimasto inalterato.
Nel secolo scorso è cambiata tre volte la sistemazione della Croce.
Fino agli anni '50, tutto veniva preparato come ho descritto sopra. In seguito ad una migliore lettura delle cerimonie Pasquali, alla fine degli anni '50, si decise di fissare la Croce dietro l'altare Maggiore, in modo da par spuntare l'enorme Croce e trasformare l'altare marmoreo in Calvario. La Croce veniva preparata la mattina e poi coperta da un telo rosso, fissato ad una lenza che faceva intravedere solo le mani e i piedi del Crocifisso. L'Addolorata rimaneva dietro l'altare, fino alla sera quando, arrivato il corteo dei "Baballottis", veniva portata davanti alla Croce.
Il pulpito consentiva all'oratore di fare l'omelia prima della deposizione (come anche oggi si fa), rendendo il tutto ancora più teatrale. La cosa particolare è che, secondo i nostri Priori, la sera arrivava in chiesa un piccolo corteo di "Baballottis" con il tamburo, i Giudei, la Maddalena e S. Giovanni, la Lettiga e la Madonna Addolorata; poiché la Madonna stava già sotto la Croce, non mi è chiaro in quale parte della giornata la Madonna veniva portata a S. Barbara, per ripartire poi con il corteo per la deposizione.
Come avveniva la cerimonia lo spiegherò poi, anche perché il cerimoniale è rimasto inalterato.
Nel secolo scorso è cambiata tre volte la sistemazione della Croce.
Fino agli anni '50, tutto veniva preparato come ho descritto sopra. In seguito ad una migliore lettura delle cerimonie Pasquali, alla fine degli anni '50, si decise di fissare la Croce dietro l'altare Maggiore, in modo da par spuntare l'enorme Croce e trasformare l'altare marmoreo in Calvario. La Croce veniva preparata la mattina e poi coperta da un telo rosso, fissato ad una lenza che faceva intravedere solo le mani e i piedi del Crocifisso. L'Addolorata rimaneva dietro l'altare, fino alla sera quando, arrivato il corteo dei "Baballottis", veniva portata davanti alla Croce.
Per l'occasione, sia perché il Sig. Gianni la mattina del Venerdì Santo doveva lavorare, sia per la provvisorietà dell' ambiente, si decise di preparare la Croce la notte tra Giovedì e il Venerdì Santo. Da qui iniziò la tradizione di fare la Crocifissione la notte e a porte chiuse.
Non potendo celare la Croce, si decise di lasciare a vista Croce e Addolorata tutto il giorno come anche oggi si fa.
Nel 1988, quindi dopo il restauro, i Sigg. Mura decisero di non fissare più la Croce dietro l'altare ma davanti all'altare, in modo da poter essere più visibile da diverse angolazioni della Chiesa.
Questa fu l'occasione per non nascondere più con un telo il Crocifisso, ma poter meditare sulla passione di Cristo, pregando davanti alla Cappella della Reposizione e con un occhio ammirando la Crocifissione.
Con l'arrivo nel 1990 della nuova Statua della Madonna, non ci fu più bisogno di portare giù dell'altare maggiore, la statua dell'Assunta, per fare "S'incontru".
Nel 1990, "Su Scravamentu" venne fatto con la Madonna Assunta a vista.
Nel 1991, il Sig. Nino Mura (al secolo Antonio Mura, scomparso il 04/04/2008), fratello di Gianni e Peppuccio, realizzò uno schermo enorme che copre la parte posteriore dell' altare maggiore, celando la vista dell'Assunta. Lo schermo rievoca il Calvario con i due ladroni a destra e sinistra.
A parte la sempre più elavata affluenza di "Baballottis", la cerimonia, come dicevo prima, è rimasta inalterata nei secoli.
Una volta arrivato il corteo, e sistemati ai piedi della Croce, il sacerdote fa un' omelia. Dopo l'omelia, i due Giudei in abito da nobile (Giuseppe di Arimatea e Nicodemo), iniziano la lenta salita delle scale che poggiano sul braccio della Croce, con il sottofondo del suono del Tamburo e della musica del "O Gesù Mio". Sotto la Croce, sui tavoli, gli altri due Giudei (i Servi), sono pronti con S. Giovanni e La Maddalena, a ricevere prima la Corona di spine, che la Maddalena mette sul capo della Madonna, poi i chiodi della mano destra e sinistra. Infine uno dei Giudei toglie il chiodo che unisce i piedi di Cristo; a quel punto i Giudei che sono sulle scale, con l'ausilio della Sindone, iniziano a calare lentamente il corpo di Cristo dalla Croce, consegnandolo ai Giudei che stanno sotto la Croce, che lo mostrano all'assemblea.
Una volta scesi dalle scale i Giudei, con laiuto di S. Giovanni e della Maddalena, adagiano il corpo del Cristo sulla Lettiga, che nel pomeriggio è stata preparata con fiori e "nenniri".
A parte la sempre più elavata affluenza di "Baballottis", la cerimonia, come dicevo prima, è rimasta inalterata nei secoli.
Una volta arrivato il corteo, e sistemati ai piedi della Croce, il sacerdote fa un' omelia. Dopo l'omelia, i due Giudei in abito da nobile (Giuseppe di Arimatea e Nicodemo), iniziano la lenta salita delle scale che poggiano sul braccio della Croce, con il sottofondo del suono del Tamburo e della musica del "O Gesù Mio". Sotto la Croce, sui tavoli, gli altri due Giudei (i Servi), sono pronti con S. Giovanni e La Maddalena, a ricevere prima la Corona di spine, che la Maddalena mette sul capo della Madonna, poi i chiodi della mano destra e sinistra. Infine uno dei Giudei toglie il chiodo che unisce i piedi di Cristo; a quel punto i Giudei che sono sulle scale, con l'ausilio della Sindone, iniziano a calare lentamente il corpo di Cristo dalla Croce, consegnandolo ai Giudei che stanno sotto la Croce, che lo mostrano all'assemblea.
Una volta scesi dalle scale i Giudei, con laiuto di S. Giovanni e della Maddalena, adagiano il corpo del Cristo sulla Lettiga, che nel pomeriggio è stata preparata con fiori e "nenniri".
- Testo tratto dal blog "Il Mediano".
- Foto a cura di Roberto Soru.